La mia filosofia

In questi ultimi anni, la preparazione del portiere, è sempre oggetto di studi e di valutazioni anche da parte di preparatori professionisti.

A differenza dei professionisti, dove il tempo certo non manca, per i dilettanti invece è proprio il tempo a mancare. Due allenamenti settimanali sono pochi, figuriamoci se l’allenamento non è svolto in modo specifico per il portiere. Anche se con le dovute proporzioni, l’allenamento dilettantistico ha gli stessi obbiettivi di quello professionistico. Così come la preparazione dei piccoli portieri deve equiparasi a quello dei pari età di squadre professionistiche.
Un portiere lavora, durante una partita, dai 3 ai 7 minuti, con tempi di intervento di pochi secondi e con recuperi abbastanza lunghi. Ecco che un allenamento deve tenere conti di queste tempistiche. Per cui le esercitazioni in allenamento dovranno essere brevi ma svolte alla massima intensità con buoni recuperi.

In quale modo proporsi ai piccoli come preparatore?

Secondo la mia esperienza, il preparatore deve porsi di fronte ai piccoli (pulcini ed esordienti) come un animatore, un educatore e, naturalmente un preparatore-allenatore. Troppe volte gli allenatori del settore giovanile dilettantistico, allenano i portieri come i giocatori… cioè male.
Corse inutili, balzi dannosi, tiri a ripetizione. Quante volte vediamo il portierino in porta a subire 20/30 tiri di seguito dai compagni di squadra? Quanto recupero ha questo piccolo atleta? Qui la situazione si inverte:
invece di mandare in aerobico il giocatore, con poco recupero, si manda il portiere. E’ vero che un pulcino spesso non è ancora specializzato nel ruolo, ma, come non lo è lui, non lo sono neanche gli altri. Facciamo giocare allora tutti in porta e tutti in campo, così che tutti si rendano conto delle difficoltà che si incontra a ricoprire un altro ruolo. Il portiere si renderà conto della difficoltà ad indirizzare un pallone che sembra
facile in porta e l’attaccante si renderà conto di quanto sia difficile parare un tiro altrettanto facile.
Spesso chiedo agli allenatori, nella partitella di fine allenamento, di non far giocare sempre in porta il piccolo portiere, ma di farlo divertire anche in campo, mettendo in porta un compagno. Così facendo, prima di tutto si allena il portiere anche con i piedi, secondo ed importantissimo, lo si fa divertire. E questo è uno degli scopi primari che un allenatore deve tener presente quando ha la grossa responsabilità di allenare i campioni del futuro.
Gli scopi primari degli allenatori dei pulcini secondo me sono:
Educare il bambino al rispetto delle regole, al rispetto dei compagni, degli allenatori e delle strutture.
Allenarlo rispettando il suo fisico e la sua psiche. Abituarlo alla puntualità ed all’ordine. Proporre
continuamente giochi e situazioni di gioco differenti in maniera tale da favorire il suo sviluppi psico-motorio. Il bambino deve essere in grado di differenziare le varie situazioni che continuamente gli vengono proposte.
Per l’allenamento base di un piccolo portiere seguo questa tabella:
Fase di riscaldamento tramite giochi a tema
Fase globale
Fase analitica
Situazione di gioco
Gioco finale

Fase di riscaldamento tramite giochi a tema
Previsto quale sarà il tema dell’allenamento (es. presa, uscita bassa, presa alta ecc), l’allenatore proporrà giochi adatti a questo tipo di gesto tecnico. Tutti con il pallone in mano, in modo da favorire la manualità e la confidenza con la sfera. Palla avvelenata, palla volo con regole un po’ cambiate, pallacanestro ecc.

Fase globale
In questa fase, al piccolo atleta, è richiesto di risolvere da solo la situazione. Chiamasi anche metodo induttivo. L’allenatore propone un gesto tecnico e il portiere deve riuscire, con qualsiasi mezzo e postura, a risolverlo. Per esempio : gesto tecnico uscita bassa. Al portiere è richiesto di fermare il pallone  in qualsiasi modo, uscendo a terra.  Non importa se si pone male rispetto alla palla, se usa male le mani, se non piega correttamente il ginocchio a terra, se supera con i piedi la palla, importante è fermarla. Con questi esercizi, sempre supportati da frasi di incitamento da parte del preparatore, il bambino cresce in esperienza ed analisi critica rispetto al problema. Perché per lui, non dimentichiamolo, questo è un problema.

Fase analitica
O metodi deduttivo. Qui il preparatore aiuta parzialmente o completamente il portiere a risolvere la situazione. Non sempre e non in ogni allenamento va proposta. La frequenza di applicazione di detta fase è in stretto rapporto al numero di allenamenti settimanali e alla qualità tecnica dei ragazzi.

Situazione di gioco
Nell’ambito dilettantistico, è molto importante, durante gli allenamenti, proporre sempre il contatto con il pallone. Anche creare situazioni di gioco il più realistiche possibili, aiuta il giovane portiere a risolvere (fase globale) tanti, anche se non tutti, problemi. Con l’aiuto degli altri compagni si possono creare infinite situazioni, partendo sempre con le più facili fino ad arrivare alle più complesse.
Ad es. cross laterali con la presenza passiva di 2/3 elementi. Successivamente un giocatore diventa attivo e disturba l’uscita. Di seguito anche gli altri creano difficoltà al portiere. E così via, creando, nell’ ambito tematico dell’allenamento, situazioni sempre nuove e divertenti.

Gioco finale
Non dimentichiamo l’aspetto ludico dell’allenamento e non dimentichiamo che i nostri calciatori sono prima studenti ed hanno già passato 5/6 ore in classe seduti e più o meno disciplinati. Ecco che l’allenamento deve essere per loro un modo divertente ed educativo per sfogarsi, sempre nel rispetto delle regole e dell’educazione. Ritornando al gioco finale, è risaputo che il più divertente per i bambini è la classica partitella, ma questa non esclude altre proposte che, sempre in relazione al numero di allenamenti settimanali, potrebbero essere effettuate. Per cui proporremo minitornei di lancio della palla, calcio-tennis ecc.

In conclusione, secondo me, aver a che fare con bambini implica una responsabilità ancora maggiore rispetto ad un adulto formato fisicamente. In questa fascia di età è sicuramente più facile fare danni che far bene. Per cui non bisogna mai dimenticare di rispettare fisicamente il bambino, non dimenticare mai l’aspetto psico-cinetico del bambino (alcune figure non possono essere pretese perché il bambino non è ancora pronto proprio “con la testa”) sarebbe come chiedere una tesi di laurea ad un bambino di
quinta elementare. Allora bisogna porre un freno anche agli allenatori che, essendo presente un
preparatore dei portieri in squadra, pretendono che il loro portierino compia interventi sempre decisivi e precisi. Per poi vedere magari il loro giocatore non riuscire mai a superare un avversario nell’1>1.

Sono bambini: aiutiamoli a sbagliare.